martedì 25 giugno 2013

Cosa stiamo chiedendo?

La domanda che ci fanno in molti, e che presto ci farà anche la politica, è questa: cosa volete? Cosa intendete per riconoscimento del caregiver familiare?

Per un'immediata comprensione basta chiarire che quello che si vuole riguarda la tutela dei diritti connessi al LAVORO DI CURA che i familiari compiono verso il proprio congiunto con disabilità grave.

La Legge 104/92 art.3 al 3 comma cita testualmente: "Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità". 

Dunque lo Stato Italiano certifica, nero su bianco, che alcune persone con disabilità hanno necessità assistenziali permanenti, continuative e globali.
Lo ripeto, perché questo è un punto cardine: PERMANENTI, CONTINUATIVE e GLOBALI.
Chi è che offre alle persone con disabilità un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale?

I servizi offerti dallo Stato alla famiglia hanno, malgrado i proclami legislativi sulla sussidiarietà dell'intervento, la caratteristica di interventi residuali, sono cioè in quantità marginale e irrilevante rispetto alla certificata complessità della condizione di una persona con disabilità grave. Quindi il compito di assistere in maniera PERMANENTE, CONTINUATIVA E GLOBALE una persona con disabilità grave lo assolve, in maniera pressocchè totalizzante, la famiglia.

Ma c'è di più: la legge italiana riconosce la DELEGA totale nella cura che affida ad un familiare attivando una serie di agevolazioni per effettuare meglio tale impegno, dai permessi retribuiti, al congedo bieannale retribuito, alla possibilità di scegliere il luogo di lavoro più vicino a dove risiede la persona con disabilità grave, alla possibilità di modulare l'orario di lavoro per meglio venire incontro alle necessità di cura. 
Tutte queste agevolazioni hanno due peculiarità: riguardano ESCLUSIVAMENTE le necessità assistenziali della persona con disabilità grave e servono ad evitare, al familiare, la perdita di un impiego subordinato a contratto indeterminato.

Dunque, malgrado l'ambiguità della normativa, per la legge italiana il familiare con disabilità sta svolgendo un lavoro di cura nei confronti della persona con disabilità. E fa questo anche svolgendo un altro lavoro...insomma è come se il datore di lavoro prestasse il lavoratore caregiver allo Stato per svolgere il suo lavoro di cura.

Ma la nostra Costituzione afferma in più e più articoli che il lavoratore ha dei diritti inviolabili: ha diritto al riposo, ad essere sostituito quando si ammala, ha diritto a curarsi e veder riconosciute le patologie acquisite durante lo svolgimento del suo lavoro, ha diritto alle ferie, al week end ecc ecc.
Anche la Carta dei diritti fondamentali dell'unione europea distingue chiaramente cos'è lavoro e cos'è la condizione di schiavitù.

Quando ad un famigliare non vengono riconosciuti i diritti al riposo, alla salute ed alle relazioni sociali nello svolgimento del suo lavoro di cura qual'è la sua condizione se non quella di schiavitù?

Attenzione perché c'è un altro punto importante che vorrei chiarire: alcune Ordinanze Regionali hanno apparentemente riconosciuto il ruolo del familiare caregiver decretando che parte dell'assegno di cura che la Regione eroga alla persona con gravissima disabilità fosse impiegato per “retribuire” il familiare.

Su questo provvedimento ci sono una serie di domande che voglio condividere:

  • il familiare caregiver assunto come badante del proprio congiunto quando finisce il suo orario di lavoro dove può andare a riposare?
  • Il famigliare caregiver assunto come badante del proprio congiunto dove e con chi impiega i suoi week end o le sue ferie?
  • Il familiare caregiver assunto come badante del proprio congiunto quando si ammala dove va a curarsi?
  • Il familiare caregiver assunto come badante del proprio congiunto che farà quando perderà il proprio lavoro a causa della morte della persona con disabilità grave, oppure della SCELTA della persona con disablità grave di vivere con altre persone, come nel caso di un figlio diventato adulto o di un coniuge che vuole separarsi?


Il familiare caregiver NON è in cerca di un lavoro da badante!

Il riconoscimento del familiare caregiver è il riconoscimento dei diritti umani della persona che, per amore, sceglie di svolgere il lavoro di cura. 

mercoledì 12 giugno 2013

Dalle parole ai fatti.

Colleghi familiari caregiver si parte!
Nelle tre città dove si sono raccolte le maggiori adesioni, che sono per ora Milano, Roma e Palermo, si sta firmando il mandato all'avvocato Marco Vorano che ci seguirà nel ricorso. 
A Roma c'è già stato l'incontro il 9 Giugno, il 22 Giugno ci sarà a Milano ed il 29 a Palermo.
L'avvocato ha chiesto a tutti i ricorrenti di preparare un memoriale nella quale si dovranno elencare i propri dati anagrafici, i recapiti telefonici e contatto e-mail ed il Codice Fiscale per la fatturazione. In circa due pagine formato word ogni ricorrente si racconterà cercando di evidenziare i problemi riscontrati dal mancato riconoscimento dei diritti umani durante il proprio lavoro di cura. Quindi, ad esempio, i problemi avuti nel lavoro (mobbing, impossibilità di carriera, riduzione dell'orario, perdita del lavoro ecc), alla salute (sono diverse le patologie professionali collegate alle condizioni usuranti del lavoro di cura: problematiche muscolo/scheletriche, cardiocircolatorie, depressione e sindrome post traumatica, neoplasie ecc.), problemi economici (aumento generalizzato di tutti i costi per la mobilità, l'accessibilità, le cure sanitarie ecc), problemi legati alle relazioni affettive (allontanamento ed abbandono del partner, dei familiari, degli amici), ecc.

Questo è l'intervento dell'avv. Marco Vorano in occasione delle firme del mandato a Roma.